venerdì 24 ottobre 2008

Cartoline Africane 2

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SEIDOU KEITA (Bamako, 1921-Parigi, Novebre 2001)
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Dal 1948 al 1977, in Mali, Seidou Keita ha scattato 30.000 fotografie. Di nessuna resta un nome o una data. SOLO SGUARDI.
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Chi ha incontrato Seidou Keita poco prima della sua morte, lo ricorda come un uomo gentile e silenzioso. Aveva otto mogli, due piccole case a Bamako, nel Mali, un motorino la cui riparazione costituiva allora la sua principale occupazione e un numero imprecisato di scatole dove aveva conservato le trentamila fotografie scattate tra il 1948 e il 1977. ''Dava un'impressione di umiltà e distanza'' ricorda Cosima Spender che a Keita ha dedicato il documentario Seidou, le photograph.''Difficile dire se fosse dovuta al carattere oppure al fatto che la società del Mali è divisa in caste e chi porta un cognome aristocratico come Keita è tenuto a mantenere un contegno distaccato verso le cose e le persone''. La fama lo stupiva, anche se non lo dava troppo a vedere. Dava l'impressione di essersi abituato ai visitatori europei che ogni mese bussavano alla sua porta. E' anche probabile che essere l'uomo più in vista di Bamako gli facesse piacere. Che ne fosse orgoglioso lo si capisce da una frase, una soltanto, dell'autobiografia che apre il catalogo Seidou Keita, curato da André Magnin., pubblicato da Scalo nel 1997: ''C'èrano parecchi fotografi a Bamako nel 1948: Mustapha Traoré, Yusuf Cissé, Mountaga Traoré e Salaky...Tutti facevano ritratti, ma dicevano che i miei erano i più belli e che io ero il fotografo migliore''. Era nato nel 1921 a Bamako (''non ho mai saputo il mese e il giorno''), primo di cinque figli del mercante Ba Tièkòrò. Nel 1935 suo zio Tièmòkò ritornò dal Senegal con una Kodak Brownie di fabbricazione tedesca e un rullino da otto pose. Seidou se ne impossessò. Nel 1948 aprì uno studio davanti alla prigione: ''A quell'epoca Bamako era una città di 100.000 abitanti. Era un grande crocevia e si respirava davvero una bella atmosfera. Dalla Costa d'Avorio, dal Burkina Faso e dal Niger, tutti facevano tappa a Bamako nel loro viaggio per Dakar...C'erano giorni, soprattutto il sabato, in cui si presentavano centinaia di persone...Spesso tornavano per avere altre stampe. Per questo ho conservato tutti i negativi''. Dal 1948 al 1962, quando subito dopo l'indipenenza dalla Francia, diventò fotografo ufficiale del governo socialista, davanti al suo obbiettivo sfilarono migliaia di volti di gente senza nome. E migliaia di oggetti. ''Alcuni dei miei clienti portavano con sè quello con cui desideravano essere fotografati.. Questa donna ha una macchina da cucire, quell'uomo ha una bicicletta nuova di zecca''.
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Sono Immagini che non hanno nome, né tempo. L'unico elemento transitorio, oltre al mutare della moda, risiede negli sfondi che venivano sostituiti ogni due o tre anni. Ma sono soprattutto gli sguardi a cambiare. Nei primi scatti l'apparecchio è guardato come una persona. Negli ultimi è già diventato uno strumento. Per questo le prime foto ricordano quelle ottocentesche che fissano il momento dell'incontro tra l'uomo occidentale e la macchina. Non conosceva i grandi fotografi Keita e aveva visto pochissime fotografie.
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''Dal 1991 le mie foto sono state esposte in Europa, in Giappone, e negli Stati Uniti. Ho viaggiato all'estero... Oggi vado alla moschea e faccio il meccanico che è ciò che amo fare''. Negli USA era stato bene. In Francia gli chiesero di fotografare un supermarket africano a Parigi e non gli piacque per niente''. E' morto proprio a Parigi, il 22 Novembre 2001. Aveva 80 anni.
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Seidou Keita foto (Prima parte)

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Seidou Keita foto (Seconda parte)
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Seidou Keita foto (Terza parte)
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