venerdì 17 aprile 2009

Note dal sottosuolo 5/Italian Graffiti: Caterina Valente

Quando ancora i confini tra un paese e l'altro erano un impedimento, e una lingua era un ostacolo importante, Caterina Valente cantava sorridendo con voce squillante e maliarda in italiano, francese, inglese, spagnolo, tedesco, svedese, giapponese.... andando a riscuotere applausi vibranti in giro per l'Europa e, più tardi, anche in America. Erano gli anni Cinquanta, quando per un cantante pop del vecchio continente era proibitivo mietere successi a vasto raggio. Solo Edith Piaf e pochi altri c'erano riusciti. Ma la spavalda Caterina era un saltimbanco e non aveva paura di niente. Erano i tempi in cui, tra le donne, furoreggiavano i virtuosismi di Yma Sumac, l'incantevole calore della voce di Judy Garland, ma anche la sapiente semplicità di Doris Day, l'esotismo esplosivo di Carmen Miranda e, appunto, la dolente voce della citata Piaf. Ma era arrivato anche il tempo in cui, per l'Europa prima e per il mondo intero poi, si aggirava un'altra grandissima interprete del Novecento (ahimè non abbastanza conosciuta dalle nostre parti): miss Caterina Valente.

Caterina nacque a Parigi il 14 gennaio 1931, dove si trovava il circo dei suoi genitori italiani (di origine spagnola). Il padre era una (valente) accordeonista e la madre un clown. Per questo debuttò sotto il tendone a soli cinque anni, ma con quella voce che si librava nell'aria, non ebbe problemi a trovare altri spettatori nei club e nei cabaret alla moda. Iniziò presto anche a prendere lezioni di chitarra da Pierre Ferret, uno dei cugini del grande Django Reinhardt. Successivamente si trasferì con la famiglia in Germania, terra che l'adotterà con entusiasmo e passione. Il bello è che anche i francesi, gli spagnoli e gli italiani (i più distratti, comunque) potrebbero dire altrettanto: in realtà Caterina Valente a ben pensarci è la prima artista veramente europea che si possa vantare. In fondo la sua perfetta conoscenza delle lingue (pare 12 che canta e parla perfettamente) è solo la più ecclatante delle caratteristiche che l'anno distinta, visto che poco più che vent'enne già sapeva cantare, suonare, ballare, recitare e quant'altro potessere essere esibito di fronte a un pubblico.
Col fratello Silvio alla chitarra, che continuò ad essere per molti anni il suo accompagnatore, la Valente scelse la strada forse più difficile per sfondare a livello internazionale. Cantava canzoni già ampiamente popolari, ma con un tocco nuovo ed esotico. Le sue interpretazioni avevano una enorme carica comunicativa e brillavano per originalità. Nel 1974 aveva già fatto 12 volte il giro del mondo, era stata ospite d'onore in centinaia di show televisivi, incrociando Frank Sinatra (che la amava alla follia e arrivò, pare, a chiedergli la mano) Dean Martin, Sammy Davis Jr., Perry Como... Nel frattempo si era sposata e risposata e aveva girato qualche film, come Casino de Paris, con Vittorio De Sica e Gilbert Bécaud.

Tantissimisi i successi, impossibile citarne anche solo una piccola parte: Malagueña, Granada (anche in Inglese) e Siboney del maestro cubano Ernesto Lecuona, Besame Mucho di Consuelo Velasquez, Peanut Vendor di Moises Simon, i duetti con Chet Baker in I'll Remember April e in Ev'ry Time We Say Goodbye e ancora Begin The Beguine, Over The Rainbow, Aquarello Do Brasil, El Manicero, Chanson D'Amour, Oho Aha.... e chi più ne ha più ne metta. Inimitabile Caterina: imperatrice di tutte le musiche.
 

1 commento: