martedì 21 aprile 2009

Pellicole dal sottosuolo: ''Tabù Gohatto'' di Nagisa Oshima

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Nagisa Oshima (classe 1932) è uno dei più grandi registi nipponici di tutti i tempi. Tabù-Gohatto resta a tutt'ora il suo ultimo lavoro ed è, a parer mio, un capolavoro. Il film (il ritorno di Oshima dopo quattordici anni di silenzio professionale a causa, anche, di un grave attacco celebrale che rischiò seriamente di stroncarlo e lo costrinse a dirigere in una sedia a rotelle) compendia tutta la poetica, lo stile, le ossessioni del regista. Feroce decostruttore degli steriotipi della cultura giapponese, Oshima attacca un repertorio maschile per eccellenza come la storia dei samurai: da una parte mette in scena con maestria i combattimenti di kendo, dall'altra mina letteralmente le regole del genere. Giappone 1865, verso la fine dell'era Edo. Nel paese sull'orlo della guerra civile i samurai fedeli agli Shogunati (e quindi alla conservazione) si costituiscono in scuole dove addestrano i guerrieri a contrastare i rivoluzionari e a mantenere l'ordine sociale. In una di queste scuole, la Shinsen-gumi, un giovane cadetto effeminato, Kano, viene corteggiato dai compagni e da alcuni ufficiali. Il ragazzo è forse innamorato di Tashiro, il suo primo compagno d'armi. Quando un superiore viene trovato ucciso, proprio Tashiro è sospettato dell'omicidio. A questo punto l'impero dei sensi (è proprio il caso di dirlo) prende il sopravvento, la ragione sembra non aver più nessun predominio, le convenzioni sociali (quindi anche militari) non dettano alcuna regola. Il maestro Oshima proietta la sua luce su un microcosmo chiuso, ancora una volta di guerrieri, come ai tempi di ''Furyo'' (1983, sempre con Beat Takeshi - Kitano- tra i protagonisti come attore).
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Nella scuola Shinsen-gumi la seduzione di Kano, diretta o indiretta, si articola come in un teorema di difficile soluzione. Di fronte alla potenza devastatrice dell' Eros, la prima cosa che subisce i contraccolpi del disordine e della trsgressione è proprio il ''gohatto'', cioè il severissimo codice di disciplina dei samurai. L'unico a non cadere vittima della seduzione di Kano (in una grande scena) è il sergente dall'aria più femminea che mai e amante della letteratura fantastica. Il ragazzo tenterà di sedurlo, ma il suo amore non sarà corrisposto. L'aspetto delicato del luogotenente lo ha ingannato. Il tabù, infatti, non stà nell'omosessualità che pervade l'ambiente maschile, bensì nella fusione tra due elementi scatenanti il disordine: l'amore e la morte. Amore e morte si intercciano nel corpo delicato di Kano, che è guerriero fortissimo e contemporaneamete donna. Sospeso nella nebbia e nella rugiada che precipita di notte e allude ai fantasmi, accompagnato dalle ipnotiche armonie di Ryuichi Sakamoto, il film di Oshima conduce lo spettatore in un viaggio sempre più visionario e ormai del tutto interiore, che ha la sua resa dei conti (anche estetica) nella splendida sequenza finale, quando Kitano (il vice-comandante) cerca di capire quale versione dei fatti sia credibile. Senza sapere che la verità non esiste. Ci sono le storie.
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Titolo originale: Gohatto
Regia: Nagisa Oshima
Produzione: GB/Jap/Fra - 2000 - Dramm.
Durata: 100'
Interpreti: Takeshi Kitano, Tadanobu Asano, Shinji Takeda, Ryuhei Matsuda, Yoichi Sai, Koji Matoba,Tomoro Taguchi, Masa Tommies
Sceneggiatura: Nagisa Oshima
Fotografia:
Toyomichi Kurita
Scenografia: Yoshinobu Nishioka
Montaggio: Tomoyo Oshima
Costumi: Emi Wada
Musiche: Ryuichi Sakamoto
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