lunedì 21 settembre 2009

Il ''Dopo Berlusconi''

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Domani atterrerò a Venezia con un areo proveniente da Madrid. Uno degli aspetti positivi della faccenda stà nel fatto che per un po' di tempo non dovrò sorbirmi la ricorrente, pedante domanda: ''Ma come avete potuto votarlo (Berlusconi)?''. E soprattutto: come rispondere senza infangare una larghissima fetta di elettori e connazionali che hanno premiato il Cavaliere in sede elettorale? Intanto da queste parti (ma in generale in tutta Europa e in gran parte del mondo) i giornali continuano a bombardare di brutto la nostra credibilità politico-sociale, ma allo stesso tempo (e meno male) sembra si stiano rendendo conto che anche nel vecchio stivale (seppur lentissimamente e al prezzo di parecchie scuciture) qualcosa si stà finalmente muovendo. Da questo punto di vista il titolo comparso su El Pais di domenica scorsa è molto eloquente:"L'Italia inizia a preparare il ''dopo Berlusconi''. Una lunga corrispondenza con Roma palesa le convinzioni oramai sempre più consolidate del quotidiano spagnolo sul tramonto lento ma inesorabile del Premier "che il declino di Berlusconi sia evidente, non ne dubita nessuno, in Italia e soprattutto fuori'', prosegue infatti l'articolo di Miguel Mora corrispondente in Italia de "El País", appunto (lo stesso giornalista che 10 giorni fa nel vertice italo-spagnolo chiese a Berlusconi, senza peli sulla lingua - e davanti a un imbarazzato Zapatero - dello scandalo delle escort, se ciò potesse comportare un eventuale danno al Paese e se non fosse meglio a questo punto ''rassegnare le dimissioni'').
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Chi fosse interessato all'articolo (Italia empieza a preparar el 'día después' de Berlusconi), puo' leggerlo integralmente tradotto dal sottoscritto qui in basso.
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L'articolo
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Giovedì scorso, durante il programma di dibattito politico Ballarò di RAI3, chiesero al ministro dell' Economia Giulio Tremonti - nonchè possibile successore di Silvio Berlusconi come futuro lider del Popolo della Libertà (PDL) - di elencare i successi del primo ministro italiano in questo anno e mezzo di legislatura. Tradito dall'incoscenza o, chissà, dalla vanità, Tremonti elogiò a lungo la sua personale ''brillante e prudente'' politica economica, evitando qualsiasi riferimento diretto al proprio capo. Il presentatore, Giovanni Floris, resse stoico e alla fine apostrofò con ironia: ''Così dobbiamo intendere che l'unica cosa buona fatta dal Presidente Berlusconi fino adasso è stata nominare lei''
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Questo aneddoto è l'espressione del clima politico che si sta vivendo in questo momento in Italia. 18 mesi dopo aver vinto le elezioni con un ampia maggioranza di voto, e con una opposizzione ridotta a un giocattolo rotto, neppune i propri ministri osano più difendere pubblicamente il capo del Governo, e alcuni preferiscono auto-promuoversi per il futuro immediato, il post-berlusconismo. Ma quanto sarà immediato questo passaggio? Questo è il grande dubbio. Il tran tran della rottura nella coalizione di governo; la formazione di nuove alleanze più o meno affidabili, il timore che tuttavia l'inchiesta di Bari distilli nuovi fanghi, la tortuosa relazione Stato-Chiesa e la delicata situazione economica generano rompicapi ossessivi, e nessuno sà come Berlusconi potrà reggere altri quattro anni questa burrasca in piena regola. L'ex giudice Antonio Di Pietro, lider dell'Italia dei Valori, pronosticò tenebroso venerdì scorso che ''l'implosione è vicina, e Berlusconi cadrà come Saddam Hussein, alzando il dito e fingendo che non stia accadendo nulla''. All'invettiva replicò ieri il ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, socialista berlusconiano, che accusò l' ''élite di merda della sinistra cattiva, parassitaria, burocrata e editoriale'' di star ''preparando un golpe di Stato''. Che il declino di Berlusconi sia evidente, non ne dubita nessuno, in Italia e soprattutto fuori, se ecludiamo, chissà, il suo ''cordiale amico'' spagnolo José Luis Rodríguez Zapatero. Da quando sua moglie, Veronica Lario, denunciò al mondo le sue ossessive abitudini sessuali con prostitute e veline, alcune di queste promosse a candidate del partito, il declino e il nervosismo del primo ministro non hanno fatto altro che crescere esponenzialmente. ''E' iniziata la fase finale del berlusconismo'' commenta Giulio Anselmi, presidente dell'agenzia Ansa. ''I sondaggi mostrano che l'idillio con gli italiani si e' sgonfiato, forse anche perché adesso sappiamo che gli stranieri pensano che noi italiani siamo pazzi. Il problema'', aggiunge, ''é che nessuno può dire con esattezza quanto durerà questa fase''.
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Nonostante Berlusconi, ''torero senza paura'', sembra disposto a morire ammazzando, il terzo campanello d'allarme é risuonato proprio nel suo terreno favorito, la televisione: il programma della RAI, Porta a Porta, del suo amico Bruno Vespa, disegnato apposta per riprendere l'iniziativa con il suo tema più popolare, il terremoto dell'Aquila, fece registrare questa settimana uno squallido 13,5% di audience che induce a pensare che moltissimi elettori si sono stancati del ''migliore primo ministro in 150 anni di storia del paese''. Da Ottobre, Berlusconi ha perso 21 punti nei sondaggi, ma il declino non si spiega solo con la miscela di gonne e affari di un nonno di 72 anni: molti italiani sorridono e altri, come dice egli stesso, lo invidiano. Domenico Riganò, pensionato di 82 anni, lo spiega così: ''I miei compaesani preferiscono la democrazia alla dittatura perché con la democrazia possono scegliere tra due padroni''. Tuttavia gli elettori alle urne chiesero stabilità, e per questo ora si sentono traditi dall'acuta divisione interna apertasi nella destra, soprattutto a causa degli attacchi de Il Giornale, quotidiano di proprietà della famiglia Berlusconi, contro i critici in teoria più affini, specialmente Dino Boffo, ex direttore del diario episcopale Avvenire, e Gianfranco Fini, cofondatore del PDL e presidente della Cameradei Deputati. Fini, vecchio principe postfascista riconvertitosi in difensore di una politica laica, decente e per nulla populista, ha frenato l'urto e i colpi di una Lega Nord ogni giorno sempre più agressiva, manovrando riunendosi spesso con Pierferdinando Casini, lider dei democristiani, e con Francesco Rutelli, centrista cattolico nelle fila del Partito Democratico e promuovendo una lettera firmata da 50 parlamentari (ex membri di Alleanza Nazionale) in cui si invita urgentemente Berlusconi ad affrontare un serio dibattito interno.
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La libertà di stampa si è trasformata in un altro cruciale cavallo di battaglia. Giulio Anselmi era il direttore de La Stampa, il quotidiano della FIAT. Lo congedarono in Marzo dopo che Berlusconi disse che tanto lui come Paolo Mieli - pure congedato dal Corriere della Sera - dovevano cambiare mestiere. ''La sensibilita' degli italiani verso la liberta' di stampa'' spiega Anselmi ''e' sempre stata scarsa. Pero' oggi stiamo vivendo la situazione di maggiore tensione che io ricordi': se i suoi attacchi contro la stampa avessero avuto luogo negli Usa o in Inghilterra ci sarebbe stata una rivoluzione. Allo stesso tempo'', riflette, ''non esiste un'alternativa chiara di Governo, ne all'interno del suo partito ne all'opposizione, e questo fa pensare che, se non insorgono nuovi problemi di carattere personale, Berlusconi porterà a termine la propria legislatura''. Non sembra facile. Infatti nemmeno la sua situazione internazionale risulta delle migliori, come indicano le dichiarazioni del nuovo ambasciatore statunitense, David Thorne, riguardo l' ''eccessiva dipendenza energetica dell'Italia'', che alcuni analisti hanno letto come un' ammonimento a Berlusconi circa le sue pericolose relazioni con il russo Vladímir Putin e il libico Muammar el Gaddafi.
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Il fianco meno temibile sembra essere pardossalmente quello dell'opposizione, che già prima dell'estate intraprese un interminabile cammino che lo porterà fino al congresso del Partito Democratico, e che terminerà a fine Ottobre con l'elezione del nuovo segretario generale. Concorrono Pier Luigi Bersani, ex comunista; Dario Franceschini, ex democristiano, e Ignazio Marino, uno sconosciuto. Per adesso sembra che Bersani sia il più accreditato; poi mancherà, come dice lo scrittore Andrea Camilleri, ''che la crema degli ex comunisti amoreggi con l'Opus Dei''.
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L'Italia è un teatro imprevedibile dove può succedere di tutto. I giudici giocheranno le loro carte nelle prossime settimane. E le notizie che arrivano da Bari sono ogni volta peggiori. Gianpaolo Tarantini, reclutatore per alcuni mesi, di prostitute e veline per le feste del primo ministro, è stato incarcerato venerdì con l'accusa di traffico di droga. I giudici credono che portò ''chili e chili'' di cocaina - oltre a molte pastiglie d'exstasi - in Sardegna nell'Agosto del 2008, quando conobbe Berlusconi a Villa Certosa, e sospettano che la comprò direttamente alla mafia. Tarantini trascorse almeno 18 notti con Berlusconi, e i due si parlavano spessissimo per telefono.
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Inoltre, il Tribunale Costituzionale deciderà il 6 Ottobre se il Lodo Alfano, la legge d'impunità approvata a favore del Cavaliere per scappare dai processi pendenti e da quelli che verranno, è costituzionale o no. Se non lo fosse, come ha avvertito la avvocatura dello Stato, ''non godrebbe della sufficente tranquillità per governare''.
Miguel Mora, El Pais (20-09-2009)

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