lunedì 4 ottobre 2010

Quì New Orleans


DR. JOHN & THE LOWER 911
Tribal (429 Records / Proper, 2010)


Preghiere, sentimenti, rituali, mea culpa … I brani di ''Tribal'' (429 Records / Proper, 2010), il nuovo disco di Dr. John, non sembrano conformarsi a un album qualsiasi, sono un richiamo alla riflessione, messaggi basati sull’ottimismo, ma ispirati dai drammi umani di una città che vive la musica come poche: New Orleans. Collaudato dai The Lower 911, la band che lo supporta, questo illustre personaggio del R&B, tributa per l'ennesima volta l'amata Crescent City, e lo fa con 14 brani nuovi (due in più nella edizione in vinile) attraverso i quali riflette sulla situazione del suo paese e del mondo, richiamando le persone a lasciar da parte inganni, menzogne e ricatti allo scopo di favorire un reciproco sostegno utile per uscire dalle situazioni difficili. Gli ingredienti della musica sono invece sempre gli stessi, con le radici ben piantate nel blues, nel r&b, nel soul/funk, nel cajun e in generale nelle tradizioni folk di un territorio (la Louisiana) che lo ha visto nascere e dove Malcolm John Rebennack Jr. (questo il suo vero nome) si è formato come uomo e come musicista. Tre delle canzoni del disco sono state scritte a quattro mani da Dr John con l'amico Bobby Charles, scomparso all’inizio di questo 2010 e famoso per aver spinto uno stile chiamato Swamp Pop. Il disco è dedicato proprio a lui, mentre ''il viaggiatore della notte'' (il curioso personaggio creato da Rebennack negli anni 70, sparito dalla circolazione per un po', è riapparso dopo i tristi avvenimenti relazionati a Katrina) supportato dai The Lower 911 libera lo spirito attraverso le note del suo organo, dopo aver seppellito chissà quante strade e chissà quanti ricordi.



THE NEVILLE BROTHERS
Treacherous: A History Of The Neville Brothers 1955-1985 (Rhino)

dwl: disc1 & disc2 

I fratelli Neville possono essere considerati tra gli ambasciatori viaggianti della Crescent City, e sebbene i loro successi non siano mai saliti in cima alle classifiche di vendita, sono riusciti a portare in giro per il mondo gli umori, i colori, gli odori, l'estroversa follia di una città che ha visto la nascita del jazz, ha gioito per Jelly Roll Morton e Louis Armstrong, ha ballato con il jump-blues degli anni Quaranta, ha preceduto il rock'n'roll di Elvis Presley con autentici showmen come Professor Longhair, Fats Domino, Roy Brown ... Un bel record: paradossale quasi, se si pensa che una grandissima percentuale dell'american-music ha visto i natali nella città meno yankee d'America. The Big Easy, o meglio Crescent City (naturalmente stiamo parlando di New Orleans) è davvero (è sarà sempre a prescindere dai problemi degli ultimi anni) un porto di mare: bianchi, neri, contadini, mercanti, francesi, inglesi, ex canadesi (i cajun delle paludi), creoli, Africa e Caraibi, un carnevale indiano, il Mardi Gras, il blues, il funky, lo zydeco e il reggae. Da tanto casino una musica senza barriere, senza regole definite se non quella di un calore quasi sensuale e di una sensazione di selvaggia libertà.


L'avventura dei fratelli Neville comincia, una volta di più, in famiglia. Una famiglia che avrebbe trasformato in musicista anche il più stonato dei campanari. La mamma e lo zio avevano una compagnia di ballo, il padre cantava dappertutto (a letto, in giardino, in cantina, quando scaricava le navi, quando guidava i taxi). In casa la televisione (tutto questo lo lessi) aveva la stessa funzione di un quadro e non appena arrivavano amici e parenti, era subito un via vai di armoniche, chitarre, chucchiai usati come percussioni... Art è il primo a mettersi in luce. E' il 1954 e col gruppo degli Hawkettes canta e suona (il piano) una rumba boogie  divertente e piccante (''Mardi Grass Mambo''). Poi però si stancherà del mambo e si avvicinerà al rock'n'roll, sempre in maniera bizzarra (''Cha Dooky-Do'' e ''Zing Zing''). Aaron è invece, canoramente, il più dotato dei quattro. Una voce calda, sinuosa, soulin' al punto giusto, con l'inevitabile influenza del gospel e del soul di Sam Cooke (''Over You'', 1960 e ancora, nel tempo ''Tell It Like It Is'', ''I Love Her Too'', ''Where Is My Baby'', e soprattutto la splendida ''Hercules'' - video ascolto sotto - con un giro di basso da paura). Lo ''sbandato'' della famiglia  Neville è Charles. Impara il sax dal jazz e dal vaudeville, suona con Jimmy Reed e Little Walter (due grandi bluesman del sud) e poi si invola a New York, dove lavora prima ad Harlem e poi con Joey Dee (quello di ''Peppermint Twist''). Quando nel 1972 torna in Louisiana, fa i conti con le leggi dello stato: tre anni di galera per due joint di marijuana. Quando esce, assieme agli altri fratelli (del quarto, Cyril, si può leggere sotto) si unisce a Wild Tchoupitoulas, una tribù indiana der Mardi Gras, capitanata dallo zio George 'Big Chief' Laundry, insieme folcloristico di ritmi afro, reggae, superstizioni, richiami di voodoo, pittoreschi abbigliamenti, esistenze vagabonde.


Nonostante la prima uscita di uno dei Neville risalga al 1955, è solo nel 1978 che avviene l'ufficiale riunione dei quattro fratelli, e tre saranno gli LP (''The Neville Brothers'', ''Fiyo On The Bayou'' e il live ''Neville-Ization''- successivamente arriveranno altri dischi, tra i quali i bellissimi ''Yellow Moon'' e ''Brother's Keeper'', ma questa è un'altra storia -) che da quella data fisseranno quello street language che il titolo della doppia antologia ''Treacherous: A History Of The Neville Brothers 1955-1985'' (Rhino) simboleggia a meraviglia. In quest'anlbum si trova davvero di tutto, come in quei mercatini delle pulci di periferia: (oltre ai brani già citati fin quì) trovano spazio un pezzo di John Hiatt, ''Washable Ink'', bello e intenso; un'altro della coppia Leiber/Stoller, la famosissima ''Fever'' (in una versione live); poi ancora ''Sitting In Limbo'' di Jimmy Cliff, ''Fire On The Bayou'' (dall'omonimo album), calda e umida come una serata nelle paludi, la funkissima ''Fear, Hate, Envy, Jealousy'' e il finale pirotecnico di ''Amazin Grace'', ''Down By The Riverside'' e ''Amen'' stretti in un pezzo solo (live). 



Cyril è il più giovane dei fratelli Nevill. Professionalmente inizia giovanissimo (a 19 anni circa) e si svezza musicalmente prestando il proprio talendo a bands leggendarie di New Orleans come Art Neville, Soul Machine, Meters e (naturalmente) Neville Brothers. Abile percussionista e pianista Cyril può anche vantare tre decadi di carriera solista parallelamente alla quale, nel corso del tempo, forma alcune bands come Uptown Allstars, Tribe 13 o Endanngered Species Band, e collabora con moltissimi artisti, da Bob Dylan a Willie Nelson, da Jimmy Buffett allo stesso Dr.John ecc.


CYRILL NEVILLE
The Essential Cyril Neville (MC Rec., 2010)
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''The Essential Cyril Neville'' (MC Records, 2010) raccoglie materiale inciso da Cyril tra il 1994 e il 2007 e include brani prelevati dai suoi album solisti usciti per l’indipendente Endanngered Records, più altre cose che appartengono invece al lavoro con gli Uptown Allstars e con i Tribe 13. Scorrendo i brani, affianco al suo nome, spuntano quelli di alcuni fedelissimi come il chitarrista Charles Moore, il tastierista Norman Cesare, il batterista Willie Green, ma anche, in alcuni casi, quelli di ospiti prestigiosi come Allen Toussaint o Taji Mahal. Proprio quest'ultimo presta la voce all'unico brano dell'antologia precedentemente inedito: "Blues Is Here To Stay". Tra le altre traccie segnalerei invece: ''Tipitina'' (omaggio affettuoso al collega e leggenda di New Orleans, Professor Longhair), con un groove fluido, un arrangiamento jazz e un buon numero di cantanti in campo tra i quali spunta l’incredibile voce di Marva Wright; "New Orleans Cookin '' un r&b in chiaro stile Louisiana scritto con Allen Toussaint e prelevato dall’album omonimo; ''Funkaliscious'', un interessante fusione tra il funky dei Meters, il r&b dei Neville Brothers e i più moderni ritmi hip-hop. E ancora le due cover: una contagiosa ''Foxy Lady'' di Hendrix filtrata attraverso una buona dose di Crescent City's gumbo, ma anche una particolare ''The Times They Are A Changin''' di Dylan re-inventata dalla voce apassionata di Neville come un inno gospel. P.S.: Tutti i link nei commenti.

6 commenti:

  1. I fratelli Neville li ho visti dal vivo al Rolling Stone di Milano alcuni anni da...tanti anni fa...primi anni 90...grandi...Treacheours è un antologia che consiglio vivamente a chi vuole farsi un'idea del sound dei fratelloni...personalmente ho amato e ascoltato molto il loro splendido Yellow Moon...

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  2. Bello leggere la loro storia, in effetti li conosco anch'io solo grazie a Yellowmoon e a qualche brano sparso in alcune antologie della Soul Jazz (New Orleans Funk, Vol.1 e 2, ovviamente ;) ). Inizio a colmare la lacuna da qua, grazie :)

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  3. I primi anni Novanta sono stati gli anni d'oro dei fratelloni, quelli della maturità, con dischi come Yellow Moon (avete ragione, bellissimo) e Brother's Keeper (da riscoprire sicuramente). Cherotto: che fortuna poterli vedere proprio in quell'epoca; un po' ti invidio perchè io non ho avuto questa opportunità. I primi anni Novanta, comunque, sono stati anche per me grandi anni di concerti. Ne ricordo moltissimi: Mano Negra, REM, Screaming Trees, Steve Wynn, Dinosaur Jr, Primus, Nick Cave, Afhan Whigs, Flaming Lips, Sonic Youth, Pavement, Replacements, John Cale (a Berlino)... potrei andare avanti ancora. Che ricordi ragazzi!!! E che bene si ascoltavano i dischi, si consumavano letteralmente. Ma va bene anche così, dai!

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  4. i Mano Negra al Rolling Stone è stato il concerto che mi ha esaltato di più in quella stagione che anche per me è stata florida di esibizioni live...

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  5. Io li vidi (pensa un po') al palaghiaccio di Asiago, ma di ghiaccio poco, visto che fu un concertio incendiario. Lo dico sempre ai miei amici (quando si parla di ricordi legati alla musica): probabilmente nella mia top 5 dei concerti visti nell'arco di un intera esistenza.

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