venerdì 17 dicembre 2010

Musiche migranti: Klezmer


IL DISCO

Yiddish Songs - Traditionals 1911-1950 (Membran International, 2004)
Yiddish songs: Cd 1+2; Cd 3+4

Nella musica popolare degli ebrei il crossover è un concetto di base. O meglio è il risultato dell’assimilazione di elementi tratti da altre culture e adattati ai gusti artistici e ai valori religiosi propri del popolo che, con gli zingari, ha fatto del suo migrare una ragione di vita. Il klezmer è la musica popolare per eccellenza di un popolo che la diaspora ha spinto in ogni angolo del mondo. In realtà klezmer è una parola yiddish che viene dall'ebraico keli zémèr, cioè strumento per la musica e i canti. Nato negli shtetls (villaggi dell’Europa orientale) rumeni, russi, ukraini e polacchi, questo genere ha attraversato il vecchio continente prima di approdare negli Usa alla fine dell’Ottocento. Furono i badhanim e i klezmorim (antichi musicisti girovaghi) a tramandare il vasto repertorio popolare. Come gli antichi griots africani, essi giravano per i villaggi cantando in vernacolo e contribuivano, a confronto con realtà sociali diverse, alla formazione di un nuovo folklore. Luoghi privilegiati erano le feste nuziali, il Purim (coi travestimenti tipici del carnevale) e i bar mitzvàs (celebrazioni per l’ingresso della maturità religiosa dei ragazzi maschi di 13 anni), ma non erano esclusi da questa rappresentazione orale la strada, i locali pubblici e il calendario festivo delle altre religioni. La massiccia ondata verso l’America, che ha avuto il suo apice nei disperati anni del nazismo, ha contribuito alla riscoperta e alla rinascita del klezmer (e del canto yiddish), suonato agli inizi solo da violini e flauti e impresso grazie alle prime incisioni di Thomas Edison. All’inizio del secolo scorso Mishka Tsiganoff con la sua fisarmonica aprì la strada delle prime incisioni a 78 giri. Gli fece eco Dave Tarras (1897-1989) che, con il suo clarinetto ha ridefinito i confini di questa musica avvicinandosi al jazz e lasciando un segno indelebile per il futuro.



I quattro cd che il Giardino propone compongono, invece,  uno straordinario cofanetto pubblicato dalla Membran Int. nel 2004, intitolato ''Yiddish Songs: Traditionals 1911-1950''. Il box contiene un florilegio di vecchie registrazioni con interpretazioni di musiche popolari dell'Europa orientale, materiali tradizionali risalenti alla prima metà del secolo scorso che, per il susseguirsi di eventi storici che tutti noi conosciamo, hanno seriamente rischiato di scomparire, ma che per fortuna sono stati salvate per essere successivamente riproposte in operazioni degne di nota come questa, che alle 4 ore (approsimatamente) di musica accompagna un booklet di 20 pagine in inglese, tedesco e yiddish.


IL FUMETTO
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Joann Sfar: Klezmer I - Conquista dell'Est (Rizzoli-Lizard, 2010)

Prosegue inarrestabile la prolifica produzione di Joann Sfar e la moltitudine di serie e progetti che lo coinvolgono (molti dei queli ancora aperti), vuoi come disegnatore, vuoi come video maker o regista cinematografico. Rizzoli-Lizard ha finalmete editato anche in Italia (al solito considerevolmente in ritardo) il primo volume di Klezmer (Conquista dell'Est), altra opera in cui il giovane e talentuoso artista francese rende omaggio alle proprie origini (andrebbero ricordati almeno gli strepitosi volumi de Il Gatto Del Rabbino), raccontando la vita delle comunità ebraiche dell’Europa dell’Est prima della seconda guerra mondiale. Si tratta, in particolare, della storia di un gruppo ambulante di eccentrici musicisti ebrei accomunati dalla loro condizione di emarginati dal reto della societa, che poco a poco vanno incontrandosi nel cammino. Sopravviveranno suonando insieme musica di intrattenimento klezmer per gli abitanti dei paesi da cui passano. E' un mondo dove tutto è in mutamento, in viaggio e in movimento. Sfar continua a trattare temi delicatissimi come vita e morte, amicizia e amore, saggezza e religione, e lo fa attraverso i dialoghi dei suoi incredibili personaggi e attraverso le note. Il protagonismo dei suoni nel fumetto è a dir poco sorprendente. Ecco che l’apparente distanza che separa i comics dalla musica viene sfatato dal talento di Sfar che, attraverso l’intelligente combinazione dei disegni, dei testi e dell'uso della luce, riesce nel non facile compito di coinvolgere i lettori in scene di musica e ballo delle quali ci si sente direttamente partecipi. 


Il suo disegno è perfetto, incompiuto ed agile come la storia che narra: nomadi che vanno e vengono vivendo giorno per giorno. Tutto è sul punto di arrivare, ma non c’è un cammino da seguire, solo vivere. L’uso del colore, che normalmente nel fumetto assume una funzione di ambientazione e/o descrizione di personaggi e/o luoghi (anche nel cinema funziona così: il direttore della fotografia usa il colore e la luce per dare un’ambientazione e creare un’atmosfera ben precisa) in questo caso viene recuperato e utilizzato con un fine narrativo vero e proprio. Klezmer rappresenta uno di quei casi particolari in cui il colore e la luce ricoprono un ruolo fondamentale diventando essi stessi autentici protagonisti. L’uso degli acquerelli plasma l’energia e dà  dinamismo ai disegni che vanno oltre la storia rappresentata nelle bellissime tavole. Sfar disegna in yiddish come altri lo parlano. Il tratto è vivace e danzante, il colore gioioso e profondo a supporto di una storia tenera e violenta, divertente e tragica. Nell'attesa degli altri due volumi, l’ennesimo centro dell'autore francese.

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