venerdì 30 dicembre 2011

Il 2011 per il Giardino (Presentazione)



Prima di lasciarvi alle consuete scelte annuali mi sembrano opportune alcune considerazioni:

1) Chi si è abituato a questo giochino ormai dovrebbe sapere che il disco migliore è sempre quello che deve ancora arrivare, quello del giorno dopo, per cui è probabile che mentre voi starete passando in rassegna i nomi che compongono le liste, il sottoscritto, già pentito, stia pensando se non sarebbe stato preferibile togliere ... per lasciar spazio a ... (nemmeno io sò bene cosa ho scritto e ho pure il timore di rileggerlo, per cui vi prego di perdonarmi)

2) Tutti i lavori a cui mi riferisco sono stati attentamente ascoltati per intero (sempre dal sottoscritto) almeno un paio di volte. Se non è una granzia questa?!?

3) Le playlists sono assolutamente soggettive e non tengono minimamente in considerazione giudizi e/o classifiche altre, nemmeno quando rimandano a recensioni entusiastiche. Se poi Bon Iver spunta anche nella top ten del Giardino, dopo essere entrato nella stragrande maggioranza delle liste annuali consultate, è solo perchè (e questa volta lo dico seriamente) si tratta di un lavoro magnifico e decisamente sopra le righe. Nessun condizionamento di sorta, quindi. Ci tengo a precisarlo.

4) Ovviamente il tempo può dare (come togliere) spessore agli ascolti, allo stesso modo in cui lo stato d'animo e gli umori possono risultare decisivi in questo tipo di considerazioni e al momento di stilare una quasivoglia lista di (soggettivissime) preferenze.

5) L'annata musicale nel suo complesso non è stata delle più esaltanti (qualcuno si ricorderà che giusto vent'anni fa nelle nostre top di fine anno entravano capolavori come ''Screamadelica dei Primal Scream, ''Loveless'' dei My Bloody Valentine, ''Laughing Stock'' dei Talk Talk, ''Nevermind'' dei Nirvana, ''Trompe Le Monde'' dei Pixies, ''Spiderland'' degli Slint ecc.), ma non per questo priva di uscite di notevole interesse. Penso soprattutto alle nuove elettroniche, siano esse in ambito dubstep (che intanto ha compiuto e superato il decimo anno di età), postdubstep, 2-step, ambient-step, uk bass, techno dub ecc. (e tutte queste belle sigle che hanno un senso fino un certo punto) con una sfilza di lavori davvero molto interessanti: Anstam, Andy Stott, BNJMN, Desolate, George Fitzgerald, Kode 9, Kuedo, Machinedrum, SBTRKT, Sepalcure, Shackleton/Pinch, Skream, Zomby... E pazienza se qualcuno si starà chiedendo come mai tra i nomi appena elencati non compaia anche quello dell'affascinante  James Blake, capace (come Bon Iver) di mettere d'accordo un po' tutti in sede critica con il suo omonimo lavoro. Il fatto è che pur avendo amato il produttore inglese in virtù di alcuni interessantissimi Eps usciti lo scorso anno (e ne parlai pure) non riconosco nel nuovo Blake questa genialità tanto sbandierata. C'è chi parla di una visione artistica del tutto nuova, di un disco che rovescia alcune delle tendenze della musica dance di oggi. Per quanto mi riguarda credo che siano più in sintonia con i tempi le cupezze tecno-dub di produttori come Andy Stott che il soul-dubstep radical chic del James Blake di quest'anno. Sorry.

Cambiando completamente ambito; decisamente strepitosa l'annata per le musiche africane tanto care da queste parti (e a molti degli amici del Giardino) con ritorni eccellenti (Boubacar Traoré, Orchestre Poly-Rythmo) conferme desertiche (Bombino, Tinariwen, Tamikrest, Group Doueh..), i soliti maliani (Samba Touré, Sidi Touré, Fatoumata Diawara..) figli che non fanno rimpiangere i propri padri (Seun Kuty, Vieux Farka Touré..) ristampe e antologie da urlo (Ebo Taylor, Joni Haastrup, Marijata, Orlando Julius, Bambara Mystic Soul, Nigeria 70 Sweet Times), qualche sorpresa (Debademba, Karindula Sessions) e chi più ne ha più ne metta (e mi sono limitato ai principali).

Benino anche in ambito jazz dove le cose migliori arrivano dalle nuove avanguardie (per chi volesse avvicinarsi al genere consiglio di iniziare esplorando il catalogo della portoghese Cleen Feed) con almeno due piccoli capolavori: Coin Coin Chapter One.. di Matana Roberts (vedi la top-ten) pubblicato dalla canadese Constellation, che così amplia ulteriormente i propri orizzonti musicali, e Double Demon degli Starlicker, che invece esce per la mitica (scuderia jazz) Delmark.

Nel complesso annata più che discreta per il songwriting. Anche in questo caso molte le conferme (Bon Iver, Bill Callahan, Jesse Sykes, David Thomas Broughton, Scott Matthews, Bonny ''Prince'' Billy ecc) e brillanti sorprese, quando non assolute novità (Jonathan Wilson, Josh T. Pearson, Mark Fry /The A.Lords, Sean Rowe, Dan Mangan). Bello anche il disco di Pj Harvey, ma non abbastanza da infilarsi nelle top 20 del Giardino, dove invece sarebbe entrato senza ombra di dubbio ''The Broken Man'' di Matt Elliott, se non fosse che il disco esce ufficialmente il 16 Gennaio prossimo anche se è già scaricabile in formato mp3 dal sito dell’etichetta Ici d’Ailleurs, per due soli miseri euri. 

Naturalmente potrei dilungarmi oltre in disamine e approfondimenti vari, ma preferisco fermarmi quì per non risultare oltremodo logorroico (ci sarebbe ancora troppo da dire), rimandando invece chi ne fosse interessato a dare un'occhiata alle liste. Non mi resta che congedarmi, quindi, ma con un unica certezza: gli anni si susseguono rapidi (con tutto quello che il passo del tempo può comportare), ma la musica continua a rappresentare per il sottoscritto una faccenda stramaledettamente seria.

                              


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