domenica 4 novembre 2012

No boast, no toast, i am the utmost

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Aveva 72 anni King Stitt. Si è spento il 31 Gennaio scorso nella sua casa di Nannyville, in Giamaica, a causa di un tumore alla prostata che non gli ha lasciato scampo. Nonostante la notizia fosse già circolata a suo tempo, il sottoscritto ha impiegato ben dieci mesi prima di imbattersi, abbastanza casualmente, nel triste comunicato che sentenziava la scomparsa di colui che, a ragione, viene considerato tra i padri nobili del reggae giamaicano nonchè il pioniere del toasting (cioè l’arte di creare lyrics su delle basi). La mia memoria è andata subito ad un passaggio del DVD che accompagna una compilation pubblicata nel 2002 dalla Soul Jazz, ''Studio One Story'', che cattura King Stitt alle prese con una session locale (video sotto) in cui il dj, mosso da autentica, palpabile, passione, seleziona i suoi sette pollici e snocciola il suo toasting balbuziente al cospetto di un pubblico eterogeneo rapito dalla musica e sedotto dalle goffe movenze di quel corpo, completamente ricoperto dal sudore. Nato in  Giamaica nel 1949,  con una deformazione congenita che ne ha sfigurato il volto, Winston Sparkes Cooper è stato uno dei  pochi artisti ad aver tratto vantaggio dalla sua malformazione, sapendo anzi ironizzare sulle sue sfortune e adottando quel nomignolo ''Stitt'' (balbuziente) con il quale si era abituato a convivere sin da bambino. Era anche conosciuto come ''The Ugly One'', l'altro nick che egli stesso si era simpaticamente affibbiato, in riferimento al ''brutto'' del film di Sergio Leone ''The Good, the Bad, and the Ugly''. Influenzato dai primi DJ americani ascoltati via radio dalle stazioni di Miami e New Orleans, The Ugly One cominciò a mettersi in luce negli anni Cinquanta nei quartieri popolari della sua città grazie ai primi sound system (precedendo artisti come U-Roy, I Roy, Dennis Alcapone, Big Youth ecc), e nel 1957 entrò a far parte del mitico downbeat di Clement Sir Coxsone Dodd, padre padrone di Studio One nonchè marchio di fabbrica che identifica le varie fasi evolutive delle musica giamaicana. Quando Count Machuk (che lo aveva introdotto nel downbeat) si ritirò, Stitt  diventò così popolare da guadagnarsi la fama di n°1, tra tutti i Dj dell'isola, veri e propri proto-rapper locali  impegnati ad esaltare b sides o versions.
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Nonostante non ci sia ricostruzione storica della musica giamaicana che non passi anche attraverso il suo nome, a testimonianza di quanto questo vecchio leone sia stato fondamentale, la discografia di King Stitt non è delle più prolifiche. Tra il 1968 e il 1969 grazie al produttore Clancy Eccles registra negli studi Dynamics a Kingston i suoi due singoli più celebri, ''Fire Corners'' e ''The Ugly One'' (conosciuto anche come  ''Van Cliff''), seguiti a ruta da un album in collaborazione con i  Dynamites, 'Fire Corner'' (Trojan Records, 1969), nel quale ''il brutto'' infila tre brani: ''Soul Language'', ''Virgarton Two'' e naturalmente ''File Corner'' che dà il titolo al disco. Arriveranno poi altri singoli, prodotti in gran parte dallo stesso Eccles per etichette come Clandisc (soprattutto), Banana, Escort (tra cui ''Herbman Shuffle'', ''King Of Kings'', ''On The Street'', ''Sounds Of The 70's'', ''Back Out Version'', ''Rhyming Time''…, (parzialmente raccolti nel 1996 nella compilation ''Reggae Fire Beat''), ma anche Studio One, con una serie di 7'' prodotti all'inizio degli anni Settanta da Coxsone Dodd ripresi 24 anni più tardi in un'altra deliziosa compilation, ''Dancehall 63''  (Studio One, 1993) - aperta dal brano ''Paradise Plum'' realizzato con la partecipazione del trombonista Don Drummond - in cui Stitt crea le sue lyrics sopra basi strumentali di R&B giamaicano e temi ska.

A conti fatti può sembrare strano che colui che ''è stato capace di creare uno stile così unico e inimitabile, tanto dal punto di vista vocale quanto da quello dell’immagine'' (parole del musicologo giamaicano Bunny Goodison) abbia fornito un apporto discografico così limitato, ma sembra che Hugly Joe preferisse i set agli studi, e anche negli ultimi anni si era prestato, con piacere, a qualche sporadica apparizione in contesti festaioli e/o festivalieri, ultima delle quali a Saint Luis, in Brasile, dove si era recato prima che il male lo colpisse inesorabilmente al suo ritorno in patria e che il referto medico stabilisse il fatale avanzamento del tumore che se l'è portato via. 
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